Siamo passati in questi giorni dai virologi che occupavano la tv con un nuovo genere di volto televisivo i commentatori e filosofi della guerra.

Le TV e i giornali hanno recuperato da sepolcri imbiancati e da armadi impolverati persone che hanno avuto un passato, anche glorioso, come militari, funzionari del ministero estero, “professori” politici militari e non ultimo sono riapparsi ex dei servizi segreti che adesso dispensano consigli a destra e a sinistra. Tutti del secolo scorso. Tutti che parlano di guerra e di teatri di scontri come se la storia si fosse fermata ad alcuni, direi decine, di anni orsono. Che scorpacciata di vecchi tromboni che attingono alla filosofia della guerra, ad analisi vecchie di decenni, all’astrologia ragionata della storia.

Sebbene l’espressione filosofia della guerra sia in circolazione da vari decenni presso chi si occupa di guerra, non solo da un punto di vista strettamente tecnico-militare, di fatto in questi anni non c’è stata una istituzionalizzazione, come è avvenuto per la filosofia della scienza, del linguaggio, della storia. La filosofia della guerra esiste solo in via ufficiosa ed è ad uso esclusivo per i media con predominanza televisiva.

Abbiamo assistito da parte di costoro a cambiamenti di fronte e di indicazioni nello stesso talk show o nello stesso articolo dichiaravano con grande “professionalità” una duplice posizione. L’aggressore una volta era l’America, una volta la Russia e infine l’Ucraina stessa. Tutti hanno colpe e tutti nello stesso momento. Da cittadino che intende informarsi dai media credo che non si sia dato il giusto peso alle notizie per poter farsene un’idea personale tale da confrontarsi con gli avvenimenti e decidere dove posizionarsi. Fatto salvo che la pace era ed è l’unico obiettivo possibile e da costruire sempre.

Anche io sono caduto in quel girone dantesco di dover spiegare il conflitto Russia-Ucraina con analisi e posizionamenti sul territorio, con ragioni dell’uno dell’altro e con prese di posizioni antiche e desuete.

No, non servono né all’informazione né alla soluzione del conflitto bellico.

Alla guerra, o meglio alla filosofia della guerra, cercherò di dare una lettura diversa.

Come evitare la guerra è la domanda che ogni giorno dobbiamo porci come cittadini dell’universo. E possiamo evitare i conflitti: 

  • con l’ascolto. L’ascolto delle popolazioni e dei suoi bisogni, l’ascolto dei governanti e del loro governare e l’ascolto delle difficoltà che si vivono per torti subiti anche centinaia di anni addietro. La storia ci dovrebbe indicare la strada. Invece, siamo sempre più concentrati sul raccontare storie che fanno notizia, su soluzioni che fanno comodo alla nostra tesi e non ai belligeranti incauti;
  • con l’autodeterminazione: Ogni popolo, in ogni parte del mondo, deve avere la possibilità o meglio il diritto di autogovernarsi, di proteggere le loro specificità, di organizzare la loro vita secondo usi e costumi scelti ma comunque senza intaccare la democrazia e la libertà dell’altro o del vicino;
  • con univocità. L’Europa, così come altri paesi, deve parlare con una sola voce. Non è più il tempo in cui una volta siamo la Nazione, una volta siamo l’Europa, una volta siamo la Nato ed un’altra ancora Alleanza Atlantica. Giocare su più tavoli e su più livelli porta ognuno ad esercitare una pressione di potere sugli altri. Lasciare all’ONU la mediazione tra gli stati senza veti incrociati;  
  • con la protezione. Cambiando la spesa da militari ed armi in strutture per la protezione civile interna e internazionale. Trasformando le armi e gli eserciti in protezione civile e evitare la guerra. Essere di aiuto alle popolazioni in difficoltà e in questo modo avremo una più equa distribuzione della pace.

Se ci sintonizziamo, come mondo, su questi quattro punti avremo una terra più in pace e molti dei conflitti spariranno dalla faccia della terra. 

Nessun governo sarà costretto a chiudere accordi con super potenze per essere difeso, ogni popolo potrà scegliere liberamente di essere Stato, ogni guerra ed invasione sarà condannata dalla storia e da tutti i paesi. La Turchia (quella della NATO) lascerà liberi i curdi e Cipro (che occupa militarmente da 20 anni). L’Etiopia avrà il suo referendum libero, così come l’Egitto e la Palestina. Il Libano non avrà più bisogno dei Caschi Blu o Verdi. E potrei continuare all’infinito ben 237 conflitti tra grandi e piccoli popolano la terra. 

Vorrei chiudere questa mia riflessione con le parole di Papa Francesco:

“In questi giorni siamo stati sconvolti da qualcosa di tragico: la guerra. Più volte abbiamo pregato perché non venisse imboccata questa strada e supplichiamo Dio più intensamente. Chi fa la guerra dimentica l’umanità. Chi fa la guerra non guarda alla vita concreta delle persone, mette davanti a tutto gli interessi di potere, si affida alla logica diabolica e perversa delle armi che è la più lontana dalla volontà di Dio e si distanzia dalla gente comune che vuole la pace e che, in ogni conflitto, è la vera vittima che paga, sulla propria pelle, le follie della guerra

Giuseppe Esposito

Buona settimana ci sentiamo martedì prossimo con la speranza che la pace sia raggiunta in Ucraina. E anche la popolazione Russa abbia un po’ di pace

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