Ci siamo lasciati la settimana scorsa con la lettura del manifesto di Ventotene. Con le parole di Altero Spinelli e Ernesto Rossi ed oggi continuiamo sull’Europa che vorremo.

Il 9 maggio è una data simbolo. E quest’anno, con l’invasione della Russia lo è stato ancora di più. 

Mentre in Russia, a Mosca, si è tenuta la Parata della Vittoria , da noi si è celebrato la Giornata dell’Europa. 

Una coincidenza? Niente affatto. 

Perché il 9 maggio è festa in Russia? Si celebra il Giorno della Vittoria, ovvero la dichiarazione di resa della Germania nazista nel 1945 e la fine della Seconda guerra mondiale, o come viene chiamata dai russi la fine della “Grande guerra patriottica“.  Si tratta di una festa nazionale che fino agli anni Novanta avveniva in forma molto più modesta. È stato Putin a voler rilanciare questa festa, per accrescere l’orgoglio patriottico nazionale.Per l’occasione, quest’anno davanti al presidente russo Vladimir Putin hanno sfilato 33 colonne di truppe, cadetti e membri delle agenzie di sicurezza, 131 carri armati e sistemi di difesa missilistica, 77 velivoli tra caccia, bombardieri ed elicotteri.

Ad essere precisi, però,  il 9 maggio non è la data esatta della fine della Seconda guerra mondiale. 

La resa della Germania nazista fu firmata a Berlino l’8 maggio 1945. La capitolazione dei nazisti fu quindi firmata a Reims, in Francia, il 7 maggio e ripetuta a Berlino, davanti a una delegazione dell’Unione Sovietica, l’8 maggio ma era già passata la mezzanotte e quindi si festeggia il 9. 

Perché il 9 maggio si celebra anche la Giornata dell’Europa? La data ricorda il giorno in cui, il 9 maggio 1950, Robert Schuman, allora ministro degli Esteri francese e considerato uno dei padri fondatori dell’Unione europea, presentò il piano di cooperazione economica, segnando l’inizio del processo d’integrazione europeo.

La dichiarazione Schuman rilasciata il 9 maggio 1950 proponeva la creazione di una Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, i cui membri avrebbero iniziato a mettere in comune le produzioni di carbone e acciaio. La CECA, fondata da Italia, Francia, Germania occidentale, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo, fu la prima di una serie di istituzioni europee sovranazionali che hanno portato a quella che oggi è l’Unione Europea.

Nel 1950, infatti, le nazioni europee stavano cercando di risollevarsi dalle conseguenze della Seconda guerra mondiale. I governi dei Paesi europei, determinati a impedire il ripetersi di un tale conflitto, giunsero alla conclusione che la fusione delle produzioni di carbone e acciaio avrebbero fatto sì che una guerra tra Germania e Francia, storicamente Paesi rivali, diventasse “non solo impensabile, ma materialmente impossibile”, disse Schuman.

Alcuni sostengono che la Festa dell’Europa sia il 5 maggio, e non il 9. 

Questo fraintendimento deriva dal fatto che la Giornata dell’Europa fu effettivamente festeggiata il 5 maggio, fino al 1964, perché così stabilì il Consiglio d’Europa, ricordando la propria fondazione avvenuta il 5 maggio 1949. 

Il 9 maggio divenne Festa dell’Europa e fu stabilito nel 1985 su decisione della Comunità Economica Europea (CEE) in ricordo della dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950.

E dopo questo pezzo di storia, raccontato in poche battute,  spero che possa essere di sprono per i più giovani a studiare e rileggere quelle pagine di libertà che abbiamo conquistato ma dobbiamo anche dire che molto c’è ancora da fare per avere l’Europa che vogliamo. 

Far diventare l’Europa dei popoli e non dei governi. Perdere le sovranità nazionali e proiettarsi verso un popolo spinto dagli stessi ideali, dalle stesse esigenze e dalle stesse condivisioni di democrazia e dagli stessi diritti civili. 

Non per forza dovranno esserci tutte le nazioni che sono presenti oggi, potranno essere di più o di meno ma l’importante che l’Europa abbia una sola voce, un solo bilancio, un solo esercito ed un solo interesse: STARE TUTTI INSIEME per stare meglio.

Termino con un frase di Schuman del 9 maggio 1950: “La fusione delle produzioni di carbone e di acciaio cambierà il destino di queste regioni che per lungo tempo si sono dedicate alla fabbricazione di strumenti bellici di cui più costantemente sono state le vittime”

a Martedì prossimo, ascoltate il podcast sulle maggiori piattaforme on line. Politicamente Scorretto.

Giuseppe Esposito

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